Fin dalle sue prime manifestazioni pubbliche il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona ha dimostrato un particolare interesse per l'opera di Giovanni Genucchi: è del 1987 la breve mostra curata da Simone Soldini, documentata nei "Quaderni di Villa dei Cedri". Col passare degli anni si è poi preoccupata di raccogliere un certo numero di sculture da inserire nella collezione permanente del museo; grazie a generose donazioni e al deposito di pezzi concesso dai figli dello scultore si è così costituito il Fondo Genucchi. Da ultimo vi si è aggiunta la documentazione raccolta in funzione della monografia edita nel 1994: essa contiene la documentazione bibliografica e critica ordinata cronologicamente, i cataloghi delle mostre, il materiale fotografico e le schede delle opere fin qui inventariate.Nelle opere conservate a Villa dei Cedri si snoda un percorso lungo un ventennio - dai primi anni Cinquanta fin dentro gli anni Settanta - che trova il suo centro ispiratore nell'immagine della donna e dove si può leggere un duplice processo stilistico per cui, al progressivo abbandono delle pose naturalistiche (Nudo femminile seduto), si accompagna una sempre maggiore astrazione e compattazione delle forme. Le sue donne-idolo, all'inizio ancora marcatamente sessuate e corpose, colte in pose espressive e patetiche (Pomona), a poco a poco perdono i loro tratti fisionomici e psicologici per diventare figure sempre più interiorizzate ed universali, come fissate in una assorta visione (Donna seduta, Visione). L'archetipo femminile diventa così comprensivo e allusivo di ogni altra dimensione, anche di quella religiosa: da forza primigenia di natura a proiezione mitico-ancestrale di ideali e aspirazioni che attraversano e trascendono l'uomo.Con il passare degli anni le sue figure si faranno sempre più smussate e compatte, quasi per effetto di erosione, senza varchi né sporgenze, racchiuse nell'armonia dei volumi e nella flessuosa morbidità della linea che le avvolge, in bilico tra naturalezza e trascendenza (Siesta, Riposo); Genucchi fa così della donna l'elemento che raccorda e lega il mondo degli umani con quello misterioso del cosmo: essa si traforma in immagine di pura contemplazione e di sereno raccoglimento, di immedesimazione totale e profonda con la natura di cui percepisce la voce arcana.
BiografiaGiovanni Genucchi nacque il 10 aprile 1904 a Bruxelles da genitori emigrati per lavoro, ma a soli due anni venne riportato in patria e affidato al nonno materno residente a Marolta, in Valle di Blenio. Terminate le scuole dell'obbligo, fa vita contadina e si diletta ad intagliare il legno secondo modelli della tradizione rusticana. Nel 1924 viene richiamato dalla famiglia in Belgio e trova lavoro presso un intagliatore dove perfeziona la conoscenza del mestiere. Costretto nuovamente a rimpatriare per malattia polmonare nel 1925, si stabilisce a Castro dove apre un suo laboratorio come artigiano-scultore. Dieci anni dopo lascia però il villaggio e si trasferisce a Barbengo per apprendere le tecniche della scultura in pietra o bronzo. Finalmente nel 1937 apre un suo atelier di scultura a BellinzonaNonostante la crescente qualità della sua opera e il sostegno morale di amici artisti e letterati, gli anni bellinzonesi sono segnati da forti difficoltà economiche e da stenti, coronati comunque dalle prime importanti personali alla Galleria Bollag di Losanna nel '44 e nel '45 alla Galleria Wolfsberg di Zurigo. L'esperienza della guerra e le privazioni patite, nonché la conoscenza dell'opera di Arturo Martini e Marino Marini, spostano la sua scultura verso modulazioni espressionistiche e primitivizzanti, mentre la figura femminile emerge progressivamente come il punto gravitazionale ed il centro ispiratore dell'intera sua produzione.Nel '49 le crescenti difficoltà economiche lo costringono a rientrare nella casa paterna di Castro e a dedicarsi prioritariamente all'attività contadina; dopo alcuni anni in cui la scultura viene relegata alla stagione invernale, nel '56 gli perviene finalmente la prima commissione pubblica - la Madonna del Lucomagno - cui segue nel '62 quella dell'Altare per la chiesa di Brissago. Ma già si manifestano i primi segni della malattia che lo porterà a morte ad Acquarossa il 3 ottobre 1979.Per approfondimenti si veda il sito www.sikart.ch
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