Opere di
Leonardo Bazzaro | Achille Beltrame | Mosè Bianchi | Edoardo Dalbono | Giuseppe De Nittis | Giovanni Fattori | Giacomo Favretto | Antonio Fontanesi | Eugenio Gignous | Domenico Induno | Francesco Paolo Michetti | Domenico Morelli | Plinio Nomellini | Luigi Nono | Filippo Palizzi | Alberto Pasini | Emilio Praga | Gaetano Previati | Federico Rossano | Oreste Silvestri | Ettore Tito | Gioacchino Toma
Eugenio Balzan (Badia Polesine, Rovigo 1874 — Lugano 1953) fu una personalità influente nella Milano di inizio secolo scorso; uomo di punta del «Corriere della Sera», ne resse le redini, dal 1903 per oltre trent’anni, come amministratore. Amico di letterati e musicisti, personaggio di spicco dell’ambiente intellettuale e culturale milanese tra le due guerre mondiali, riuscì anche a dedicare tempo e passione al suo spirito di mecenate e collezionista d’arte.
Il concretizzarsi dell’interesse di Eugenio Balzan per l’arte si colloca attorno allo scadere del primo decennio del Novecento, con l’avvio di una raccolta di dipinti orientata verso un vasto gruppo di esponenti del naturalismo pittorico del secondo Ottocento italiano. La sua esperienza collezionistica, che si compirà tra gli anni venti e gli anni trenta del secolo, resterà sempre lontana, all’epoca degli acquisti, dalle espressioni pittoriche d’avanguardia. Suoi consiglieri nella scelta delle opere furono il pittore Oreste Silvestri, e i due fratelli Ravasco: Cesare, scultore, e Alfredo, raffinato orafo e decoratore.
Dal 1966 l’intera collezione è detenuta in comodato a Milano dalla Fondazione Internazionale Balzan «Premio» e l’occasione di riesporla a Bellinzona, oggi, intende ricordare anche il duplice legame di Eugenio Balzan con l'Italia e la Svizzera.
Il 4 aprile 1944 si inaugurò al Kunsthaus di Zurigo l’esposizione itinerante «Pitture italiane dell’Ottocento», che includeva quarantuno opere della raccolta Balzan; nello stesso anno, la mostra fu presentata al Palazzo Comunale di Bellinzona e, in seguito, al Kunstmuseum di Berna. Promossa da esponenti importanti del primo fuoriuscitismo italiano in Svizzera, questa manifestazione — verosimilmente la prima interamente dedicata alla pittura del secondo Ottocento italiano su suolo elvetico — assunse, soprattutto nella sua tappa ticinese, un inatteso significato politico: uno sguardo particolare sulle opere del passato che volle leggere — nei dipinti allestiti in una sala d’esposizione improvvisata — un forte messaggio civico, di coraggio, e un richiamo agli artisti affinché ritrovassero una più generosa partecipazione alle speranze, ai sogni, alle sofferenze della loro epoca.
Per l’esposizione bellinzonese, Giuseppe De Logu, lo storico dell’arte e amico di Eugenio Balzan che curò la rassegna nelle sue tre sedi svizzere, selezionò anche un nutrito nucleo di dipinti del secondo Ottocento dalle collezioni private e pubbliche ticinesi. A ricordo di questa precoce ricognizione del collezionismo locale, accanto ai dipinti della Raccolta Balzan esposti nel 1944, si ripresentano le opere di proprietà del Museo Vincenzo Vela di Ligornetto e della Collezione d'arte della Città di Lugano viste allora a Bellinzona (dipinti di Federico Faruffini, Gerolamo Induno, Domenico Induno, Angelo Inganni, Antonio Mancini e Umberto Veruda).
a cura di Giovanna Ginex e Anna Lisa Galizia
Per l'occasione è stato pubblicato il catalogo
La raccolta Eugenio Balzan a Bellinzona 1944—2012
a cura di Giovanna Ginex e Anna Lisa Galizia
88 pagine, illustrazioni a colori
Edizione Skira 2012
18.- chf | 15.00 eur la copia, spese di spedizione a parte
Questa esposizione e il catalogo che l'accompagna sono stati realizzati grazie al sostegno di
Cornèr Banca, Lugano
e con il contributo di
Repubblica e Cantone Ticino
Fondo Swisslos
Visibile in contemporanea
Collezione.
Dall'Ottocento a oggi
Contemporaneamente alla mostra dedicata alla Raccolta di Eugenio Balzan, il Museo presenta al pianterreno e al secondo piano una selezione della sua collezione. L’allestimento della permanente si apre su questo piano con una scelta di opere del tardo Ottocento, che oltre a dialogare con il prestigioso nucleo di dipinti collezionati da Eugenio Balzan, rivelano interessanti affinità di gusto e di orientamento culturale.
La collezione d’arte della Città di Bellinzona si è costituita grazie ai lasciti, anche anteriori alla fondazione del Museo, ai depositi della Collezione d’arte della Confederazione svizzera, alle opere date in comodato da collezionisti e artisti, fino alle più recenti donazioni giunte da persone affezionate al Museo e alla città. Un apporto fondamentale giunse nei primi anni di attività del Museo dalla dissolta Associazione Amici di Villa dei Cedri (oggi Fondazione Amici di Villa dei Cedri) che, grazie alla generosità del mecenate bellinzonese Mario Della Valle, poté acquisire opere di pregio, che sono tuttora il fiore all’occhiello dell’istituzione.
I primi nuclei costitutivi della collezione — le quadrerie riunite da Adolfo Rossi e da Emilio Sacchi, donate prima dell’esistenza del Museo e destinate alle sale di Palazzo Civico — comportavano diverse opere ottocentesche. Dalla fondazione del Museo a Villa dei Cedri, nel 1985, l’arte della seconda metà dell’Ottocento, soprattutto quella dell’Italia settentrionale e degli artisti originari del Canton Ticino, divenne il punto focale, sia per quel che riguarda le acquisizioni e i depositi, sia per la programmazione di mostre temporanee e la pubblicazione di contributi scientifici.
Con questo allestimento, che procede per generi — la natura morta, il ritratto, la pittura di genere e il paesaggio — si espone una piccola parte della collezione, in particolare opere di Adolfo Feragutti Visconti, Cesare Tallone, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Luigi Nono, Albert Anker, Giovanni Segantini, Vittore Grubicy de Dragon, Luigi Rossi, Gioacchino Galbusera, Pietro Chiesa e Edoardo Berta. Si tratta spesso di artisti rivalutati in seguito alle esposizioni monografiche organizzate dal Museo nel passato, che molto hanno contribuito alla diffusione della conoscenza della pittura del secondo Ottocento.
La scelta di opere della collezione prosegue al secondo piano, con i dipinti e le sculture del Novecento ticinese: lo scultore Giovanni Genucchi, l’acquarellista Giovanni Molteni, gli incisori Giovanni Bianconi, Ubaldo Monico e Aldo Patocchi, esposti accanto a artisti confederati residenti in Ticino. Una sala è interamente dedicata alla prestigiosa serie delle Intimités di Félix Vallotton, acquistata dall’Associazione Amici di Villa dei Cedri.
Il percorso posa infine uno sguardo sulla creazione degli ultimi decenni, in una sala costruita sul tema del colore nero con dipinti di Italo Valenti, Massimo Cavalli e Mariapia Borgnini, per poi concludersi con i tre polittici di Gianfredo Camesi, che nell’immagine della montagna e nell’impiego dei materiali della sua Valle Maggia esprimono un forte legame con il contesto locale. Un trittico dunque che, in un certo qual modo, riflette e sintetizza l’intera raccolta di Villa dei Cedri, strettamente ancorata al territorio.
a cura di Anna Lisa Galizia e Lucia Pedrini-Stanga
testi a cura di Lucia Pedrini-Stanga